Teatro

Lucio Salzano, continua con 'Park Sounds' il suo Teatro- Emozione

Lucio Salzano, continua con 'Park Sounds' il suo Teatro- Emozione

Ritorna sulle scene, o meglio, nei suoi “set naturali”, il teatro del regista napoletano Lucio Salzano, autore di un teatro assolutamente originale, che si avvale di suggestioni al tempo stesso realistiche ed evocative. Un tale ossimoro teatrale si concretizza, quest’anno, con “Park Sound”, una storia in cui il mistero e l’introspezione trovano facile collocazione nella scenografia naturale offerta dall’Eremo del Camaldoli e dalla Masseria di Casaputana di Chiaiano, dove lo spettacolo sarà rappresentato a Napoli il 28 ed il 29 settembre. L’evento è promosso dall’ Ente Parco delle Colline Metropolitane di Napoli e dalla Regione Campania. Abbiamo incontrato Salzano per approfondire con lui la genesi e lo sviluppo della sua idea di teatro. In cosa consiste e come è nato il progetto “Park Sound”? Parte da una prima ricerca chiamata “Top Spin”. L’azione si svolgeva su di un reale campo da tennis, poiché la drammaturgia era incentrata sulla storia di tennisti; non a caso io uso definire la scena “set teatrale”. In “Park Sound” ho pensato di dividere, in due momenti, questo viaggio teatrale utilizzando due set diversi: ambientando il primo tempo in un luogo ed il secondo tempo in un altro. La scelta delle locations naturali nasce da un’esigenza prettamente artistica o è dettata dalla difficoltà oggettiva di reperire spazi idonei alla realizzazione di spettacoli fuori dai soliti circuiti? L’esigenza nasce contemporaneamente all’idea di teatro che sto sviluppando in questo momento. Tutti siamo consapevoli della difficoltà di entrare nei circuiti tradizionali, ma questo è un discorso che ho, in qualche modo, messo da parte. Lei sceglie sempre delle locations originali e suggestive. Isadora Duncan si ispirava alla natura per le sue performances; anche lei si lascia trascinare dai luoghi prescelti per le sue rappresentazioni? In qualche modo il luogo prescelto è fonte di ispirazione per la drammaturgia. La sua sperimentazione non è quindi aperta all’improvvisazione attoriale e musicale da parte degli artisti del suo team? No, in effetti no. Perché, una volta nata e sviluppata l’idea, sono i miei collaboratori che si adattano ad essa. Nel caso in questione le musiche originali sono di Enzo Amato che ha lavorato su una partitura da me precedentemente scritta. Il suo team comprende personalità artistiche affermate quali i musicisti Antonio Onorato ed Enzo Amato, il video artista Enrico Grieco e la scrittrice Maria Luisa Nolli. Queste collaborazioni quanto ed in che modo incidono nella creazione dei suoi spettacoli? La mia è un’equipe molto affiatata e con essa ho già ideato e diretto tre spettacoli, a partire da “Lo sguardo del mare” i cui testi erano tratti dal libro “La stagione del caimano” di Maria Luisa Nolli; poi con “Poetic juke-box”, con le musiche originali di Antonio Onorato e Antonella Monetti e con le videoproiezioni di Enrico Grieco. Quindi, sì, incide molto poiché, oltre all’amicizia, c’è una collaborazione che ci stimola a vicenda; e questo feeling è essenziale nel momento in cui ci si esprime in qualunque forma d’arte. Qual è il suo rapporto con la musica, presenza costante nei suoi spettacoli? La musica è importante, poiché ti da' la possibilità di esprimere emozioni; cosa che cerco di fare nei miei spettacoli. Essa può essere usata in maniera semplicemente descrittiva oppure può interagire con le immagini; ed è questo il caso dell’attuale spettacolo e di “Poetic Juke-Box”. La musica è quindi fondamentale. Per fare banalmente un esempio, nel cinema, un film dell’orrore non fa più paura senza il sonoro. Secondo Chiaromonte, il teatro è un cosmo dove tutto ciò che si vive nel mondo reale può chiarirsi e purificarsi fino ad acquistare un senso. Si riconosce in questa affermazione ovvero qual’è la sua idea di teatro? La mia idea del teatro è quella che tiene conto di vari fattori. Uno è che la soglia di attenzione degli spettatori è cambiata; secondo me non è più adattabile ai canoni tradizionali della rappresentazione. Sappiamo benissimo che i media si sono evoluti: c’è internet ...eccetera. La mia idea del teatro è quindi quella che sto sviluppando da anni, capace di trasmettere delle emozioni con dei canoni originali. Essa si manifesta con il concetto di “set teatrale”: la scena non è più quella tradizionale e l’azione si svolge in un luogo e con dei canoni che ci rimandano al set di un film.